Il Canto a Tenore è una delle espressioni musicali più antiche e caratteristiche della cultura sarda. Questo particolare canto corale tradizionale affonda le sue radici nel mondo agro-pastorale dell’isola e rappresenta una diretta continuità con le pratiche culturali del periodo nuragico. Le origini del Canto a Tenore raccontano infatti l’anima profonda della Sardegna, fatta di comunità, ritualità e oralità. La sua unicità e il suo fascino hanno portato l’UNESCO a riconoscerlo, nel 2005, come Patrimonio orale e immateriale dell’umanità, consacrandolo come simbolo identitario assoluto del popolo sardo.
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🎶 Scheda · Canto a Tenore
Il Canto a Tenore è un canto corale tradizionale sardo, espressione identitaria del mondo agro-pastorale, riconosciuto dall’UNESCO (2005) come Patrimonio orale e immateriale dell’umanità.
Quadro generale
Forma di polifonia mediterranea con forte legame comunitario: esecuzione in cerchio, improvvisazione guidata e testi che raccontano lavoro, relazioni sociali e natura.
Struttura delle voci
- Su bassu – voce grave, base armonica.
- Sa contra – baritono, dialoga con il basso.
- Sa mesu oche – contralto, arricchisce il timbro.
- Sa oche – solista: avvia il canto e imposta ritmo e tonalità.
Modalità esecutive
- “Sa seria” / “boche ’e notte” – tono meditativo, spesso in endecasillabi.
- Allegra e ballabile – versi brevi (7–8 sillabe), ritmo vivace per la danza.
Diffusione e varianti
Diffuso in tutta la Sardegna con varianti locali: Logudoro, Baronia, Barbagia, Ogliastra. Cambiano timbro e stile, ma resta sempre riconoscibile la tessitura a quattro voci.
Origini e archeologia
Le origini non sono documentate con certezza. Suggestiva l’interpretazione del bronzetto “offerente-cantore” (ca. 1000–900 a.C.), conservato a Nuoro, la cui postura richiama i gesti del canto.
Funzione sociale
Il canto accompagna riti comunitari, feste popolari e momenti di socialità, preservando lingua, memoria e valori condivisi della tradizione sarda.
A Nuoro il bronzetto che canta
Le origini del Canto a Tenore restano ancora oggi avvolte nel mistero. Non esistono infatti fonti storiche certe che indichino con precisione come e quando sia nato questo canto corale. Tra i numerosi reperti archeologici rinvenuti in Sardegna, un ruolo speciale è ricoperto dal celebre “offerente-cantore”, un piccolo bronzetto datato al periodo protostorico nuragico (1000-900 a.C.), oggi conservato al Museo Nazionale Archeologico di Nuoro.
La figura, caratterizzata da gambe leggermente flesse, un braccio disteso verso il basso e l’altro piegato dietro la schiena, sembra richiamare la gestualità tipica di un componente del Canto a Tenore. Alcuni studiosi hanno inoltre sottolineato i tratti somatici peculiari del volto, che potrebbero indicare contatti con popolazioni africane o addirittura un’origine mista dei Nuragici stessi. Questo reperto, pur non costituendo una prova definitiva, rappresenta una suggestiva testimonianza della possibile antichità di questa forma espressiva.
Un canto per conoscere la Sardegna
Il Canto a Tenore è riconosciuto come una delle più affascinanti forme di polifonia del Mediterraneo. È un canto complesso e ricco di sfumature timbriche, capace di trasmettere emozioni profonde e di richiedere, da parte del pubblico, attenzione e sensibilità nell’ascolto. La sua forza espressiva e il legame con la vita agro-pastorale lo rendono un elemento fondamentale per comprendere l’identità culturale della Sardegna.
La composizione delle voci
Il Canto a Tenore si basa su quattro voci maschili, ognuna con una funzione precisa:
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Su bassu: la voce più grave, che dà profondità e sostegno.
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Sa contra: il baritono, che si intreccia con il basso.
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Sa mesu oche: il contralto, che arricchisce l’armonia.
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Sa oche: la voce solista, che guida l’esecuzione e stabilisce tonalità e ritmo.
La voce solista, simile a un direttore d’orchestra, apre il canto e introduce il testo, mentre le altre voci accompagnano creando un tessuto sonoro unico.
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L’esecuzione del Canto a Tenore
Durante l’esecuzione, i cantori si dispongono in cerchio, in una formazione che richiama l’antico senso comunitario del canto. I testi affrontano tematiche legate alla vita quotidiana, al lavoro, ai rapporti sociali e al profondo legame con la natura. Ogni regione della Sardegna – dal Logudoro alla Baronia, dalla Barbagia all’Ogliastra – ha sviluppato proprie varianti stilistiche e interpretative.
Due sono le principali modalità esecutive:
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“Sa seria” o “boche ’e notte”: una forma lenta e malinconica, in endecasillabi, caratterizzata da un tono riflessivo e intimo.
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Canto allegro e ballabile: con versi più brevi, di sette o otto sillabe, adatto a momenti di festa e con forte ritmo danzante.

