Emilio Fede è morto il 2 settembre 2025 a 94 anni, in una residenza sanitaria nei pressi di Milano. Con lui scompare uno dei volti più discussi del giornalismo televisivo italiano, protagonista prima in RAI e poi nelle reti di Silvio Berlusconi, dove ha diretto per quasi vent’anni il TG4. La sua carriera è stata al centro di polemiche, riflessioni e critiche per il modo in cui ha interpretato il mestiere di giornalista.
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Gli inizi in Rai negli anni ’70
Negli anni Settanta Emilio Fede divenne un volto noto del telegiornalismo italiano accanto a figure come Bruno Vespa, Fabio Frajese e Giorgio Bocca. In quel periodo il giornalismo televisivo era fortemente intrecciato con la politica e con i cambiamenti della società italiana, e Fede si impose come un conduttore riconoscibile, capace di incarnare lo stile diretto e spesso istituzionale della televisione pubblica.
L’approdo a Mediaset e il legame con Silvio Berlusconi
La svolta della sua carriera arrivò con l’incontro con Silvio Berlusconi. Alla guida del TG4, Fede divenne un simbolo del giornalismo televisivo al servizio dell’editore-padrone. Per i suoi critici, non si trattava più di informazione indipendente, ma di un telegiornale “di partito”, allineato alle posizioni del leader politico e imprenditore.
Il suo nome è rimasto indissolubilmente legato a un modo di fare televisione che ha segnato profondamente gli anni Novanta e Duemila, tra fedeltà politica e toni enfatici.
Giornalismo o addetto stampa?
Una delle riflessioni più frequenti intorno alla figura di Emilio Fede riguarda il ruolo del giornalista. Il confine tra informazione e propaganda è stato spesso sfumato nella sua esperienza professionale. Molti osservatori hanno sottolineato come il suo stile fosse più vicino a quello di un addetto stampa che a quello di un direttore di telegiornale libero e indipendente.
La sua carriera diventa così un caso di studio su cosa significhi davvero fare giornalismo in Italia, su quanto pesi l’influenza dell’editore e su come i rapporti di potere possano condizionare il lavoro di chi informa i cittadini.
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L’eredità di Emilio Fede
Amato, criticato, discusso: Emilio Fede lascia un segno indelebile nella storia della televisione italiana. Rappresenta un modello di giornalismo televisivo che ha diviso l’opinione pubblica e che ancora oggi solleva interrogativi sulla credibilità dell’informazione.
La sua morte chiude un capitolo importante della storia dei media italiani e apre una riflessione necessaria: quale ruolo deve avere un giornalista? Essere voce libera della società o semplice megafono del potere?