Un accordo firmato nel resort privato di Trump
Il 27 luglio 2025, nel resort di Turnberry in Scozia, è stato firmato l’accordo USA UE che impone un dazio uniforme del 15% sulle esportazioni europee verso gli Stati Uniti. La sede scelta per l’incontro – una proprietà personale di Donald Trump – ha avuto un forte valore simbolico: l’Europa non ha negoziato da una posizione di forza, ma si è presentata per evitare conseguenze peggiori, accettando condizioni svantaggiose per evitare un’escalation commerciale. Questo episodio riflette con chiarezza la fragilità politica dell’Unione Europea sulla scena globale.
📌 Cosa prevede l’accordo USA UE del 27 luglio 2025
- Data: 27 luglio 2025
- Luogo: Turnberry, Scozia – resort privato di Donald Trump
- Dazio concordato: 15% sulle esportazioni europee verso gli USA (in media)
- Dazio evitato: fino al 30% minacciato dagli USA se non fosse stato raggiunto l’accordo
- Prodotti coinvolti: auto, semiconduttori, farmaci, prodotti chimici, alimentari (con eccezioni)
- Settori esclusi: acciaio, alluminio e rame (dazi ancora al 50%)
- Accordo politico: non vincolante ma operativo da parte USA tramite ordine esecutivo
- Contesto: parte di una nuova strategia USA per spostare l’asse geopolitico contro la Cina
L’Europa, gigante economico ma nano geopolitico
L’accordo USA UE del 27 luglio 2025 evidenzia ancora una volta la difficoltà dell’Europa nel proporsi come attore unitario. Nonostante la sua forza economica complessiva, l’Unione resta politicamente divisa. In assenza di una vera politica estera e di difesa comune, i singoli Stati membri agiscono in ordine sparso, soprattutto in materia di armamenti. Questa frammentazione indebolisce la capacità dell’UE di negoziare ad armi pari con potenze come gli Stati Uniti, e rende ogni trattativa più una resa che un confronto equilibrato.
Accordo USA UE 2025: un compromesso inevitabile
Molti osservatori hanno definito l’accordo del 27 luglio una capitolazione diplomatica. In realtà, le alternative erano poche: se non si fosse accettato un dazio del 15%, gli Stati Uniti avrebbero applicato tariffe del 30% già dal 1° agosto. L’Unione Europea, priva di strumenti di pressione o contromisure efficaci, ha preferito cedere. Questo dimostra quanto sia diventata strutturale la subordinazione dell’Europa agli equilibri americani, non solo in campo militare ma anche in quello economico e commerciale.
Accordo USA UE 2025: gli Stati Uniti guardano oltre
L’accordo USA UE del 27 luglio 2025 si inserisce in un contesto strategico molto più ampio. Gli Stati Uniti, dopo anni di sforzi nel contenere la Russia, hanno compreso che Mosca non può essere sconfitta militarmente senza rischi enormi. Il focus americano si è dunque spostato verso la Cina, ritenuta la vera minaccia strategica del futuro. In quest’ottica, è utile per Washington cercare una stabilizzazione dei rapporti con la Russia, anche a costo di rivedere l’approccio verso l’Europa e i conflitti a est del continente.
L’Ucraina come vittima collaterale del riassetto globale
In questo scenario di ridefinizione degli equilibri mondiali, il rischio più alto lo corre l’Ucraina. Dopo anni di resistenza con il supporto occidentale, Kiev potrebbe essere sacrificata per facilitare una distensione tra Washington e Mosca. Il suo territorio potrebbe essere smembrato, in parte ceduto alla Russia come prezzo per un nuovo patto globale. L’Europa, ancora una volta, appare incapace di difendere realmente i suoi interessi o quelli di un alleato, limitandosi ad accettare le decisioni altrui.
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Un nuovo mondo a tre poli, con l’Europa ai margini
L’accordo USA UE del 27 luglio 2025 sancisce, più che un compromesso commerciale, la fotografia di un mondo tripolare. Le potenze dominanti sono Stati Uniti, Cina e Russia. L’Unione Europea resta fuori da questo gioco di potenza, senza capacità reale di influenzare gli eventi globali. Se non verrà costruita una strategia unitaria e autonoma, l’Europa continuerà a subire gli scossoni geopolitici senza poterli governare.
Accordo USA UE 2025: una lezione da imparare
L’accordo commerciale firmato a Turnberry dovrebbe essere letto come un campanello d’allarme. Non si tratta solo di tariffe: in gioco c’è la dignità politica dell’Europa e la sua capacità di restare protagonista nel mondo. Senza coesione interna, senza una politica estera unica, e senza un sistema di difesa comune, l’Unione sarà sempre costretta a piegarsi alle pressioni esterne. E ogni futuro accordo – commerciale, militare o diplomatico – sarà solo l’ennesima conferma di questa irrilevanza crescente.
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