Con la fine della Prima Guerra Mondiale e la sconfitta degli Imperi Centrali (Germani, Impero Austro-Ungarico e Impero Ottomano) la Palestina, rimasta sotto il dominio turco-ottomano per 400 anni (dal 1516 al 1918), venne assegnata, dalla Società delle Nazioni, all’Inghilterra (1922) sotto forma di “protettorato” .
Il protettorato inglese
La Palestina, essendo rimata per quattro secoli sotto il dominio turco, non aveva più le rimembranze culturali, sociali e politiche di uno Stato libero e indipendente. Pertanto, secondo le intenzioni della neonata Società delle Nazioni, l’Inghilterra avrebbe dovuto in sostanza “aiutare” i palestinesi ad individuare una propria classe dirigente che la avrebbe dovuta portare alla costituzione di uno Stato-Nazione, ma secondo i criteri di nazionalità indicati dal Presidente degli Stati Uniti Thomas Woodrow Wilson (1918) nel suo discorso al Congresso americano.
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Situazione demografica
In Palestina nel 1922 viveva una popolazione variegata costituita principalmente da tre orientamenti religiosi-culturali:
- gli ebrei, che erano stimati in 83.790 persone
- i cristiani, che erano stimati in 71.464 persone
- i beduini musulmani, che erano stimati in 103.331 persone
I primi attriti arabo-israeliani
La principale fonte di instabilità sociale e politica della Palestina era, fin dalla fine dell’800, la conflittualità tra la popolazione ebraica e quella arabo-palestinese.
Tale conflittualità, caratterizzata già da reciproci episodi di violenza privata e attentati, era via via aumentata man mano che gli insediamenti ebraici aumentavano la popolazione e si espandevano in aree che i beduini rivendicavano.
La storica ostilità tra agricoltori e pastori
Sulla scia del movimento politico sionista – sostenuto dal governo inglese – che incoraggiava gli ebrei a tornare in Palestina, tra il 1900 e il 1922, la poplazione ebraica fu protagonista di una prima grossa ondata immigratoria dall’epoca dell’anita disapora romana.
Nei primi venti anni del ‘900 gli ebrei passarono da una popolazione di 25 mila a ben 83 mila abitanti.
Questo aumento di popolazione determinava anche uno spostamento dei coloni sempre più verso le poche zone fertili della regione, come ad esempio la rigogliosa valle del Giordano, dove, però, i nomadi beduini già rivendicavano l’uso dei terreni per lo svolgimento della loro principale attivtà economica: il nomadismo pastorale.
Due popoli e due Stati
L’Inghilterra si fa dunque promotrice attiva affinchè l’insediamento ebraico in Palestina porti alla creazione di uno Stato nazionale e, al contempo, che la popolazione palestinese di religione araba, abbia la stessa rappresentanza politica senza che vengano stravolte le sue prerogative culturali.
Il mandato britannico in Palestina iniziò nel 1922 e finì nel 1948.
Mandato britannico in Palestina
1922-1948
I britannici promettono la creazione di uno Stato arabo
Nel 1915 inoltre, i britannici promettono, tramite l’accordo tra Sir Henry McMahon e lo Sharif della Mecca, Husayn ibn Ali, la creazione di una grande nazione araba se gli arabi contribuiscono con gli Alleati, al rovesciamento dell’Impero ottomano.
La rivolta araba
Gli Arabi durante la Prima Guerra Mondiale si alleano con le potenze dell’Intesa e contribuiscono in maniera determinante a liberare l’Arabia, la Palestina, la Transgiordania, il Libano e il sud della Siria dal giogo ottomano.
Il tradimento agli arabi
L’esito della rivolta araba tuttavia, nonostante gli accordi anglo-arabi, furono molto insoddisfacenti per le ambizioni islamiche. Francia, Inghilterra e Russia infatti, si erano già accordate preventivamente e segretamente nel 1916 (Accordi Sykes-Picot), per spartirsi i domini ottomani in medioriente in sfere di influenza.
Inoltre, con la dichiarazione Balfour del 1917, l’Inghilterra si era formalmente impegnata a sostenere la causa sionista, che prevedeva la neoimmigrazione ebraica in Palestina e la creazione del famoso “focolare ebraico”.
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Dichiarazione di Balfour
Il 2 novembre del 1917, il ministro degli Esteri, Arthur Balfour, scrisse una lettera al più importante rappresentante della comunità ebraica e referente del movimento sionista, nella quale dichiarava l’appoggio del governo britannico alla causa sionista e all creazione di una nazione ebraica in Palestina, “nel rispetto” – tuttavia si precisa – ” dei diritti delle altre minoranze residenti”.
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Palestina e Transgiordania agli inglesi
Nel luglio del 1922, la Società delle Nazioni, ufficializzò il Mandato britannico della Palestina, che comprendeva l’amministrazione della Palestina e della Transgiordania che allora era costituita dalla Giordania e dalla Cisgiordania.
Lo stesso anno il Regno Unito separa l’area in due amministrazioni: la Palestina e la Transgiordania.
La Transgiordania, abitata in maggioranza da arabi musulmani, venne affidata a re ‘Abd Allah e venne riconosciuto come “stato semi-autonomo”.
La Palestina, abitata per lo più da ebrei, venne gestita direttamente dal Regno Unito.
Il fiume Giordano costituiva la linea di confine geografica tra territorio arabo e territorio ebraico.
Le caratteristiche nazionali delle comunità ebraiche
Gli ebrei in Palestina nel 1920 sono ormai una comunità che supera gli 80 mila abitanti. Gli insediamenti, dopo aver registrato un notevole incremento nei primi venti anni del ‘900 avevano cominciato ad assumere i caratteri che si addiccono ad una nazione. Ovvero:
- le comunità hanno organi politici, religiosi e dei costumi che le caratterizzano
- la lingua utilizzata è l’ebraico
- le attività economiche, per lo più legate all’agricoltura, sono fiorenti
Il focolare nazionale ebraico
Per “focolare ebraico nazionale” s’intende lo sviluppo della comunità ebraica in Palestina, sostenuto dagli Ebrei sparsi per il mondo.
Questo sostegno deve avvenire anche attraverso un riconoscimento internazionale che faccia riferimento ai legami storici di questa etnia con questo territorio. Questo riconoscimento deve avvenire attraverso il dritto e non attraverso la “tolleranza” ad avere un territorio, una patria e una nazione in Palestina.
- In alcuni passaggi del Libro bianco si evidenziavano come le ostilità arabe verso quelle ebraiche erano da motivare con la paura di trovarsi prima o poi etnia minoritaria in una nazione ebraica.
- In altri passaggi il Libro Bianco del 1922 escluse la possibilità di una “nazione ebraica” in Palestina che doveva comprende anche i territori a ovest del Giordano.
La Gran Bretagna abbandona la Palestina