Sono ormai oltre ottant’anni che la piana di Terralba è stata bonificata dalle insane paludi che diffondevano malaria e impedivano lo sviluppo economico del territorio.
Sebbene le finalità propagandistica e ideologica rimasero il comune denominatore di qualsiasi politica nei territori, durante la dittatura fascista, sulla spinta di impellenti ragioni sociali, furono gettate le basi per un progresso che trasformò nel giro di alcuni decenni, una delle zone più povere della Sardegna, in un volano economico radicato nelle sue risorse agricole e di allevamento, divenute eccellenze di mercato indiscutibili.
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Tra dittatura e servizio sociale
A determinare questo fenomeno, sullo sfondo di una politica per una volta attenta alle reali esigenze dei cittadini, fu la realizzazione di impianti tecnologici all’avanguardia per prosciugare quelle paludi e trasformarle in terreni edificabili e da coltivare.
Oggi, dopo 80 anni di storia, si possono riscoprire le caratteristiche costruttive e i pregi architettonici di due importanti infrastrutture: l’Idrovora di Sassu e l’Idrovora di Luri, entrambe in agro di Arborea, la città di fondazione sorta per dare asilo agli emigrati veneti degli anni ’30 e popolare un’area altrimenti destinata al degrado.
L’Idrovora di Sassu simbolo della bonifica
L’Idrovora di Sassu si trova lungo la Provinciale 49 (Santa Giusta/Arborea) per Arborea (vedi su Wikimapia) ed è uno splendido edificio fascista progettato dall’architetto e ingegnere cagliaritano Flavio Scano, il quale riprese le forme moderniste e futuriste decisamente innovative che impattarono sul paesaggio rurale della piana. L’Idrovora fu inaugurata il 4 novembre 1934 e fu realizzata per prosciugare l’omonimo stagno, quello di Sassu, esteso per oltre 2 mila ettari.
Era dunque una particolare pompa che serviva ad assorbire ed asportare le grandi masse d’acqua, al fine di bonificare l’area ritenuta troppo paludosa e ricettacolo di malaria.
La grandiosità dell’operazione fu tale che l’Idrovora di Sassu, con la sua imponenza di struttura solida in cemento armato dall’aspetto futurista nel mezzo di una pianura ostile e disabitata, divenne il simbolo della seconda bonifica sulla piana di Terralba e della rivincita tecnologica dell’uomo sulla natura.
La struttura dell’Idrovora di Sassu
L’Idrovora di Sassu si presenta agli occhi dell’osservatore con un parallelepipedo centrale e due corpi laterali a semicilindro. Il parallelepipedo ha sei finestre ad orientamento trasversale, mentre le strutture si articolano più complessamente con semicolonne nella parte più alta e aperture orizzontali in quella più bassa.
Sul lato destro si trova la torretta delle linee elettriche. Al mattone a vista e all’intonaco chiaro sono affidati la variazione cromatica tipicamente razionalista, che accomuna l’Idrovora di Sassu alla Casa del Fascio e a molti altri edifici fascisti.
L’Idrovora di Luri
L’Idrovora di Luri è l’alter ego di quella di Sassu, con caratteristiche architettoniche diverse ma di pari interesse storico, paesaggistico e culturale Questa struttura si trova vicino allo stagno di San Giovanni e fu realizzata nel 1934 per bonificare le paludi malariche di Estius, Arba e Luri.
La struttura dell’Idrovora di Luri
Dal punto di vista architettonico l’Idrovora di Luri è stata meno blasonata della vicina Idrovora di Sassu.
Si presenta con una semplice pianta rettangolare sui cui lati lunghi si aprono sei alte finestre. L’ingresso è su uno dei lati corti, sormontato dall’architrave che ospita la scritta “Società Bonifiche Sarde”.
Ai lati dell’ingresso, la figura si completa con le due finestre allungate simmetricamente fino alle due semiruote dentate, poste in rilevo, quasi a richiamare la funzione industriale dell’edificio. Anche qui, mattone in cotto e parete bianca, sono la variazione cromatica dominante.